Dalle autorità, ai giornalisti, alla gente del posto, ci ridicolizzavano e facevano gli sbruffoni, ma avevamo ragione. Grazie a tutti gli attivisti che hanno protestato e si sono succeduti negli anni contro lo squallore e la barbarie sul tacchino appeso a una fune e preso a bastonate da cavalieri in corsa per staccarne la testa. Dopo una sospensione di cinque anni, il 12 aprile scorso è tornata la Giostra del Pitu con una sostanziale novità: il Pitu ora è un fantoccio di pezza. Avremmo preferito che non si fosse utilizzato nemmeno un fantoccio a forma di animale, ma a questo punto l'importante è che nessun animale vero soffra e muoia più per queste manifestazioni.

Ci sono voluti anni di proteste e di indignazione da ogni parte d'Italia per dare un nuovo corso alla Festa di Tonco. La Festa era stata sospesa a seguito delle incessanti proteste degli animalisti, in un paio di edizioni si sono rischiate risse tra animalisti e borghigiani, evitate grazie all'interposizione delle forze dell’ordine. Negli anni la "festa" ha acquistato un sapore sempre più amaro e gli organizzatori decidono di fermarsi. Adesso la tradizione rivive nuovamente, ma grazie al buon senso, almeno il tacchino è finto.



Riportiamo qui il l'Editoriale di Silvia Musso del Giornale di informazione locale di Tonco e dintorni "IL TUNCHIN - Speciale Pitu":

Occhiali scuri e grande cappellina di paglia non sono bastati a Santina Cinirella a mascherare la sua ansia. "Se la testa si stacca troppo presto? Oh no... adesso non si stacca più. Esce della sabbia dal fantoccio. Devo modificarlo. Un altro colpo... ora va...". Era forse lei, "la sarta del tacchino di pezza", una delle persone maggiormente coinvolte in questa rinnovata giostra del Pitu che grazie agli sforzi di tutta la comunità e alla profonda convinzione dell'amministrazione è tornata dopo cinque anni. La sintesi della giornata dello scorso 12 aprile è tutta in quello sguardo di Santina. Ma il suo stato d'animo era lo stesso che traspariva dai molti tonchesi presenti. E come si può tradurre? Coinvolgimento, ansia, gioia: sentimenti, tenuti frenati per tutta la giornata e scoppiati improvvisamente come una bottiglia di spumante che si stappa alla fine di un buon pasto in una giornata speciale. Quando il fantino di Sant'Antonio, inaspettatamente, stacca la testa al fantoccio i borghigiani si riversano in piazza. È il momento del brando, delle urla di gioia, dei bambini che si rotolano nella sabbia, degli applausi. È il momento in cui Tonco ritrova finalmente la sua festa e la sua vera essenza. Io tonchese di adozione da una decina di anni non ricordo una festa così. Le ultime edizioni sono state offuscate dalle polemiche, dagli scontri contro gli animalisti che accusavano il paese perché utilizzava un tacchino vero per la giostra, dalla paura degli amministratori, dalle forze dell'ordine che cercavano di sedare gli animi, dai partecipanti che speravano finisse in fretta perché "una festa così non è più festa". La Giostra del Pitu dello scorso 12 aprile è, invece, quella che ritrovo nei racconti del passato. E allora posso solo dire di essere stata contenta di averne preso parte con tutta la mia famiglia e un ringraziamento speciale va a quel Pitu finto di stoffa, sabbia e cordini che si è immolato affinché una comunità intera si riappacificasse con la contemporaneità e ritrovasse se stessa. Un ringraziamento va anche a Marco Gallia, unico fantino tonchese che ad ogni corsa trovava l'incitamento di tutto il paese e non solo del suo rione e ai nuovi tonchesi, molti stranieri, che hanno partecipato e accolto con affetto questa tradizione e si sono impegnati per realizzarla. Un pensiero, infine, va a chi non ha voluto partecipare. Questo speciale de "Il Tunchin" possa dare loro una piccola idea di cosa sia stata la festa nella speranza di ritrovarli il prossimo anno. Sì perché questa è la notizia: la Festa del Pitu è ritornata e si rifarà!

Articolo originale:
http://www.comune.tonco.at.it/Web-comuni-new/sitiComuni/Tonco_file/IlTunchin/IlTunchin_N.06bis_Pitu_aprile_2015.pdf