Ad agosto, ogni anno, in Italia, iniziano le stragi di "ungulati" (cioè caprioli, daini, cinghiali, ecc.) programmate dalle Province e dalle Regioni, che sono quindi i mandanti, e messe in atto, con gran gioia e tripudio, dai cacciatori, che sono gli esecutori materiali. È ora di ribellarsi!

La stagione di caccia apre, solitamente a metà settembre e si chiude alla fine di gennaio. Accade però che regolarmente venga aperta in anticipo già ad agosto, per gli abbattimenti degli ungulati, a grande richiesta della lobby venatoria. I governanti locali (di Province e Regioni) sostengono che gli animali sono troppi e "fanno danni" - ancora tutti da dimostrare - e, per questo, vanno abbattuti. In realtà, non è questo il motivo per cui gli abbattimenti vengono autorizzati: vengono autorizzati solo perché così chiedono i cacciatori.

Se i nostri governanti volessero fare il proprio dovere, affronterebbero il problema del sovrappopolamento (sempre che questo esista, cosa che non è dato di sapere, considerato che i conteggi li fanno i cacciatori stessi a campionamento, su un territorio spesso insufficiente per essere statisticamente significativo) in modo da risolverlo. Invece:

  • Non hanno mai affrontato il problema in modo scientifico e serio;
  • Non hanno mai dato ascolto ai medici veterinari della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, che propongono metodi di sterilizzazione degli animali selvatici;
  • Non hanno ancora vietato l'allevamento e immissione nel territorio di questi animali a opera dei cacciatori! È notizia di pochi giorni fa che nel biellese c'è stata un'immissione abusiva di cinghiali, a opera dei cacciatori: che si inizi a intervenire in modo duro e deciso contro questi comportamenti, che si vietino gli allevamenti di animali selvatici e qualsiasi ripopolamento delle riserve, se si vuole davvero risolvere il problema!
  • Non tengono conto del fatto che gli incidenti con gli ungulati sono molto più frequenti nei periodi di caccia che nel resto dell'anno;
  • Non hanno mai studiato soluzioni alternative;
  • Non tengono conto del volere dei cittadini che li hanno eletti;
  • Non tengono conto dei danni che fanno i cacciatori, dei problemi di sicurezza pubblica, del fatto che i cacciatori rendono la vita impossibile a chi vive in campagna: perché non si occupano di quello, che è ben più grave di qualche eventuale danno economico fatto dai caprioli?

I cacciatori non sono la soluzione. I cacciatori sono il problema. È a causa dell'attività venatoria che sono stati rotti gli equilibri naturali, che sono stati introdotti animali dove naturalmente non c'erano. La natura non ha bisogno dell'intervento umano. Le popolazioni selvatiche di animali si autoregolano. È solo quando l'uomo interviene che vi sono squilibri. Ed è con gli stermini che si pensa di risolvere gli squilibri causati dall'uomo?

La situazione di quest'anno

Ogni anno vi sono proteste per queste uccisioni pianificate, ricorsi, proposte di soluzioni alternative, da parte degli animalisti. Ma quest'anno, grazie all'interesse dei media per la vicenda dei 600 caprioli da abbattere nella provincia di Alessandria (600 delle svariate migliaia condannati a morte in tutto il Piemonte), per la prima volta, si riesce a ottenere una grossa eco, a far conoscere la situazione alle persone che non fanno parte di quella ristretta cerchia degli attivisti contro la caccia. E le persone, una volta saputo, anche quelle non particolarmente animaliste, si indignano e protestano. La presidente della Regione Piemonte ammette di aver ricevuto migliaia di lettere, email, fax. E che cosa fa? Ignora tutto. Continua a voler stare dalla parte dei cacciatori. E dice che non è ai caprioli che bisogna pensare, ma ai bambini del Libano. 

Cosa c'entrano i bambini del Libano? Forse che uccidendo gli animali selvatici si salvano i bambini del Libano? Forse che salvando gli animali si fanno danni ai bambini? Perché non si chiede ai cacciatori di pensare ai bambini del Libano anziché andare ad ammazzare i caprioli? Aiutare qualcuno, uomo o animale che sia, anziché ammazzarlo è certamente più rispettabile come attività.

Cosa possiamo fare

Sono stati depositati 2 ricorsi al TAR, per chiedere la sospensione delle uccisioni degli ungulati in tutto il Piemonte, perché non è nemmeno stata rispettata la corretta prassi burocratica, non si è tenuto conto del parere dell'INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica). Il 6 settembre il TAR si pronuncerà in merito, ma, per adesso, si spara. Si spara e si ammazzano animali indifesi.

Quel che dobbiamo fare noi, per cambiare questo stato di cose, è continuare, senza stancarci mai, a protestare, a martellare i politici e i media su questo argomento. Andare nei boschi, se conosciamo le zone in cui si caccia, a documentare, con la macchina fotografica, quel che i cacciatori fanno agli animali. Ovviamente nel far questo bisogna farsi vedere e sentire da loro, gridando e facendo rumore, in modo che non ci scambino per animali, visto che è nota la loro abitudine a sparare non appena sentono qualcosa muoversi.

Andare a fare presidi davanti ai Centri di controllo degli ATC (Ambiti Territoriali di Caccia) in cui si spara. I Centri di controllo sono dei posti in cui i cacciatori portano gli animali appena ammazzati (questo solo per la caccia di selezione) per un esame veterinario. Il presidio serve a dare il benvenuto ai cacciatori, a esprimere loro la nostra "ammirazione per il loro coraggio", e soprattutto fotografare i cadaveri per mostrare alla gente in cosa consiste "l'abbattimento selettivo". Questa è una delle foto scattate ieri attraverso il finestrino dell'auto di un cacciatore.

Purtroppo, dovremo scomodare, per questa nostra attività, le forze dell'ordine. Costa di più impiegare 10 Carabinieri 1-2 mattinate la settimana o pagare quelle poche decine di migliaia di euro agli agricoltori che hanno avuto danni dagli ungulati?

I nostri governanti devono cambiare modo di comportarsi, devono capire che devono ascoltare le persone che li hanno eletti, non prenderle in giro, devono capire che non possono, di anno in anno, continuare con questa carneficina come se niente fosse, devono fare il proprio lavoro, non fare da valletti ai cacciatori. Facciamoglielo capire.