Piuttosto deprimente, non "vincente", il binomio gatti/cavalli/cani e Cittadella. Ancora una volta scendiamo in strada contro le manifestazioni che impiegano animali promosse dal Comune.

Alessandria vorrebbe sì guardare al futuro, ma culturalmente arretra sempre di più se, oggigiorno, per attirare gente in città o forse consensi elettorali, ha bisogno ancora di sfruttare gli animali con mostre di gatti, cani e cavalli di razza, concorsi ippici, circhi equestri e giri in carrozza, fino pure a commemorare il passaggio in territorio italiano del circo equestre di Buffalo Bill...





Sabato 12 giugno dalle ore 19,00 alle 23,00 e domenica 13 giugno dalle ore 16,00 alle 19,00 gli attivisti hanno espresso il loro dissenso davanti l'ingresso in Via Pavia della fortezza, distribuendo migliaia di volantini ed esibendo degli striscioni. Abbiamo raccolto la solidarietà di molti, perfino di qualche allevatore di cavalli che riconosceva che il posto in cui un cavallo può vivere felice è libero in un campo, a brucare l'erba.





L'evento patrocinato dalla Città di Alessandria viene spacciato per "Cultura, Sport e Spettacolo", la stampa scrive che "Alessandria cavalca il futuro", ma in realtà la sola cultura promossa da queste iniziative è lo sfruttamento degli animali.



Se sulla carta Alessandria vorrebbe promuovere una cultura animalista e protezionista, come si legge nel documento programmatico 2007/2012 nel capitolo della Tutela animali: "Il Comune deve essere garante del welfare animale, promuovendo un'adeguata e consapevole politica culturale protezionistica e animalista in linea con i più recenti orientamenti legislativi nazionali ed europei", ospitare ogni anno eventi come il Concorso Ippico "Gran Premio Città di Alessandria San Giorgio Cavalli" con tutte le discipline equestri annesse e gare a tempo o di salto ostacoli, ecc., e poi spettacoli equestri di "alta scuola", horse ball, giri in carrozza, ecc., quest'anno preceduto anche dal Campionato Piemontese salto ostacoli e seguito dalla Nazionale e Internazionale Canina, non è certo promuovere una "cultura animalista e protezionista", tutt'altro, è promuovere gli sport equestri e la cultura degli animali di razza che ne favorisce il commercio. È promuovere in verità una cultura dello sfruttamento degli animali.