Venerdì 21 maggio si è svolta in Alessandria la terza conferenza del primo ciclo di conferenze "Animali e Umani" dedicato al rapporto tra uomo e animali. Dopo l'incontro sul movimento antispecista e sugli aspetti salutistici dell'alimentazione vegetariana, ora veniamo agli aspetti etici della scelta veg,.Riportiamo qui l'articolo integrale della giornalista Bianca Ferrigni, presente ai nostri incontri, pubblicato oggi su IL PICCOLO di Alessandria.

"Ma come, ti preoccupi tanto degli animali con tutti i bambini che muoiono di fame!". È questa l'obiezione che più comunemente viene rivolta, spesso con una punta di malcelata irrisione, a coloro che si occupano di diritti degli animali. Oggi, dati alla mano, è possibile rispondere che sì, esiste un rapporto tra le due cose, ma di tutt'altra natura da quella che si aspetterebbero le persone che ridicolizzano i vegetariani e i vegani (coloro che non includono nella loro dieta neppure latte e uova).

È possibile infatti affermare che proprio il parossistico consumo di carne nei paesi occidentali è la causa principale della fame nel mondo. Come? Lo ha spiegato con dovizia di particolari Marina Berati, coordinatrice nazionale del gruppo di lavoro "Sai cosa mangi" in una delle conferenze - organizzate da AgireOra, Associazione Donne di Alessandria e CSVA - dedicate al rapporto tra animali e umani.

Come ormai quasi tutti sanno, il problema della fame nel mondo non è legato alla scarsità di risorse ma alla loro errata distribuzione e agli sprechi dei paesi più ricchi. Le nazioni in cui si soffre di malnutrizione potrebbero benissimo sfamare i propri abitanti se utilizzassero il terreno coltivato per i loro bisogni. Invece i poveri del mondo lavorano per esportare mangimi per animali, mangimi che andranno a nutrire le bestie destinate alle tavole dei ricchi.

L'Etiopia, paese simbolo della malnutrizione, anche durante la sua peggiore carestia esportava nelle nazioni opulente semi oleosi destinati all'alimentazione degli animali da allevamento, invece di coltivare i propri terreni fertili per la sussistenza degli abitanti. Il Brasile conta 30 milioni di persone malnutrite, eppure esporta soia per mangimi animali per un totale di 30 milioni di ettari coltivati: ognuna di queste persone malnutrite potrebbe avere a disposizione il raccolto di un ettaro di terreno.

Una situazione analoga si ritrova in Colombia, dove esistono 45 milioni di ettari coltivabili, di cui solo 5 destinati all'alimentazione umana. O in Messico, altro paese dove milioni di persone soffrono di denutrizione cronica: un terzo dei cereali coltivati va all'alimentazione animale. L'India, infine, paese vegetariano per tradizione religiosa, sta iniziando a "occidentalizzarsi" e a macellare animali destinati all'esportazione.

I non addetti ai lavori non ci crederanno, ma per il "prodotto" animale esistono studi che ne calcolano il rapporto tra consumo e crescita di peso. Questo rapporto in zootecnia si chiama indice di conversione e stabilisce quanti chili di vegetali servono all'animale per crescere di peso. Se analizziamo i risultati scopriremo che in realtà gli animali sono "macchine" poco efficienti, che consumano molto e rendono poco. Per guadagnare un chilo di peso un vitello ha bisogno di consumare 13 chilogrammi di alimenti vegetali, un bue 11 chili e un agnello addirittura 24; il più "conveniente" è il pollo, che ingrassa mangiando relativamente poco (3 chili di cibo per guadagnarne di uno).
 
Anche se dimenticassimo per un attimo la questione etica, la sofferenza degli animali, le torture, la negazione del sentimento di umanità per considerare solo freddamente se "ci conviene" saremmo costretti ad ammettere che il risultato è solo un enorme spreco che sta compromettendo la salute del pianeta e aumentando un divario vergognoso tra paesi ricchi e paesi poveri.

"È stato calcolato - ha spiegato Marina Berati - che solo negli Stati Uniti, in un anno, sono stati utilizzati 145 milioni di tonnellate di cereali e soia per nutrire gli animali, e sono stati prodotti 21 milioni di tonnellate di carne, latte e uova. Questa differenza di 124 milioni di tonnellate di cibo vegetale sprecato avrebbe nutrito per un anno tutti gli abitanti della Terra".



Così i vegetariani non solo non lasciano morire di fame i bambini ma, diversamente dagli altri, fanno qualcosa per loro. La loro scelta etica è infatti strettamente legata al rifiuto di un intero sistema, quello in cui i bambini dei paesi meno sviluppati muoiono di fame, i ricchi di colesterolo alto e gli animali di torture negli allevamenti intensivi.

Noi occidentali riusciamo a mantenere un tenore di vita così alto rubando risorse ai paesi meno fortunati. "I due terzi delle terre fertili del pianeta - ha detto ancora Berati - sono usati per coltivare cereali e legumi per gli animali e non per coltivare cibo per gli umani. Tre quarti della soia e un terzo dei cereali sono destinati a nutrire gli animali. Se tutti si nutrissero come gli occidentali non basterebbero tutte le terre emerse e sarebbe necessario un pianeta due volte e mezzo più grande della Terra".

Anche l'impatto sull'ambiente dell'allevamento intensivo è devastante. I prodotti chimici che vengono utilizzati in agricoltura sono destinati alle coltivazioni per l'alimentazione animale. Il 70% dell'acqua del pianeta viene consumata in zootecnia e nell'agricoltura per l'alimentazione animale. E naturalmente le deiezioni animali, lungi dall'avere l'effetto fertilizzante che avevano un tempo, quando gli animali non venivano riempiti di prodotti chimici, sono oggi autentici veleni per l'ambiente.

Il disboscamento delle foreste per ricavare terreni destinati ad allevamenti estensivi, infine è un altro aspetto aberrante della questione: in Amazzonia l'88% del territorio disboscato è adibito a pascolo. Dal Brasile, dove si muore di fame, l'esportazione di carne bovina è aumentata del 600% negli ultimi sei anni, e l'80% dell'aumento di produzione è avvenuto proprio in Amazzonia.

Ci sembra che ce ne sia abbastanza per smentire l'obiezione iniziale del detrattore del vegetarismo e delle sue ragioni etiche. E un altro capitolo dovrebbe essere dedicato ai vantaggi della dieta vegetariana e ai suoi effetti positivi sulla salute e sulla prevenzione delle malattie. Eppure, nonostante ormai unanimemente medici ed esperti nutrizionisti raccomandino un consumo costante ed elevato di frutta, verdura e cereali, esiste ancora uno zoccolo duro, specie tra certi medici di base, che continua a considerare la carne indispensabile all'alimentazione umana. Anche adesso che avere la bistecca nel piatto non è più simbolo di ricchezza, anche adesso che gli italiani non hanno più bisogno di dimostrare agli altri e a se stessi, grazie al fatidico pezzo di carne servito a tavola, di essersi lasciati per sempre alle spalle fame e miseria.