Sì è concluso il quarto ciclo di quattro conferenze sul rapporto animali e umani. Questa edizione ha trattato del pensiero religioso e gli animali, di diritti animali e sociologia, di caccia e dell'alimentazione che secondo natura è la più adatta all'essere umano, cioè quella vegan. Tutti gli incontri si sono tenuti presso il Museo "C'era una volta" di Alessandria, in collaborazione con l'associazione ARCA Novese Onlus e il contributo del CSVA, Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Alessandria.

Il Prof. Gino Ditadi ha spiegato come la principali religioni del mondo (Induismo, Buddhismo, Ebraismo, Cristianesimo e Islam) oggi siano del tutto inadeguate per difendere gli animali e per l'ingentilimento del mondo. In particolare la religione Cristiana, Cattolica, anche nella sua versione Protestante, Luterana, ecc., ha svolto nel tempo un ruolo di oggettiva deresponsabilizzazione dell'uomo nei confronti delle creature e della natura in generale. Manca il riconoscimento del valore inerente di ogni soggetto di una vita (Tom Regan). C’è la proclamazione assoluta del dominio dell’uomo.



Se il mondo avesse ancora una possibilità di salvezza, oggi essa sarebbe legata più che mai al destino stesso dell'uomo: siamo in una fase epocale in cui l’uomo decide di salvare se stesso e l’intero pianeta e tutta la biosfera oppure no. In ogni caso dobbiamo continuare ad agire come se una possibilità ci fosse, lottare contro la reificazione e porre al centro sempre tutta la vita (biocentrismo) e non solo una suo frammento (antropocentrismo). Capire che non il tutto è per noi, ma noi per il tutto. Questo è il programma, non solo per il mondo animalista, ma per quanti si occupano di innalzare la civiltà.



La conferenza del Prof. Valerio Pocar è iniziata con una domanda, quello che spesso gli animalisti si sentono rivolgere: "Perché occuparsi dei diritti degli animali, quando gli stessi diritti degli uomini, i cosiddetti Diritti Umani, sono così calpestati, sono così violati, in modo così sistematico? Forse gli animali hanno anche dei diritti, ma perché occuparsi di questi e non cominciare a occuparsi prima di ciò che ci riguarda, cioè dei diritti degli uomini, e poi, sistemati questi, vedremo anche quello che è giusto fare oltre...".



Sarebbe come dire: "Siamo tutti d'accordo che le donne hanno diritto quanto gli uomini, siamo tutti d'accordo che i bambini hanno diritto quanto gli adulti, però, cominciamo a occuparci dei diritti degli uomini, oppure, cominciamo a occuparci dei diritti degli adulti, poi ci occuperemo anche di quelli delle donne e di quelli dei bambini". È una scemenza, diciamocelo pure, è assurdo.



Proprio la condizione misera nella quale versano i diritti umani, ci deve spronare ad accelerare il discorso sui diritti animali. Se noi riconosciamo diritti, dobbiamo riconoscerli subito a tutti, a parità di livello, perché altrimenti, dire che un diritto viene dopo, è esattamente come dire che un diritto non conta, che non ci interessa, che non è un diritto. Per affermare i diritti degli animali, è chiaro, noi dobbiamo superare lo specismo, la discriminazione fondata sulla differenza di specie.



Roberto Piana ha parlato di caccia, soprattutto in riferimento all'importanza della provincia di Alessandria. In Alessandria non esiste una tradizione venatoria differente o più radicata rispetto altre province piemontesi e il numero dei cacciatori, rispetto altre province come Brescia o alle province della Toscana, è molto più basso. Ma da Alessandria partono gli input in Consiglio Regionale per nuove leggi di deregolamentazione dell'attività venatoria, molti assessori alla caccia arrivavano da Alessandria e l'attuale presidente nazionale della più grossa associazione dei cacciatori (Federcaccia) è alessandrino, Franco Timo.



In provincia di Alessandria ci sono ben 42 aziende private di caccia, tantissime se paragonate a quelle di Torino e Cuneo che ne hanno 19, Biella che ne ha solo 2. In tutta la Lombardia, compresa Brescia, ci sono pochissime aziende private di caccia. Le aziende private di caccia costituiscono un business enorme, il business produce centri di potere e lobby, produce costante presenza sulla stampa locale, produce elezioni di consiglieri, produce scelte decisionali, produce proposte di legge e atti amministrativi.



Piana auspica da questo incontro che anche ad Alessandria si costituisca un coordinamento di associazioni che faccia opposizione allo strapotere del mondo venatorio. A livello regionale si è costituito un comitato, il comitato regionale "Basta con questa caccia". Il comitato ha avanzato delle richieste importanti: riduzione dei tempi della caccia, divieto di caccia alla tipica fauna alpina, ecc., tutta una serie di richieste per contenere il fenomeno venatorio. A livello provinciale sono sorti dei gruppi locali di questo comitato, a Vercelli, a Biella, a Cuneo. Facciamolo nascere anche ad Alessandria.



Il Prof. Carlo Consiglio ha ripercorso il cammino evolutivo dell'uomo in fatto di alimentazione. In realtà il cibo dell'uomo è molto vario perché la specie umana è molto adattabile. Ci possiamo tuttavia domandare quale fosse la nostra alimentazione originaria. Si è provato che l’Australopithecus non mangiava carne. La prova più importante è data dal rapporto Stronzio / Calcio. Insieme al Calcio assimiliamo anche una piccola quantità di Stronzio e nel passaggio della catena alimentare, dalla pianta, all'animale erbivoro, all'animale carnivoro, lo Stronzio tende a perdersi, per cui un alto rapporto Stronzio / Calcio è indice di un animale che mangia piante, mentre un basso rapporto indica che mangia carne. Abbiamo trovato che l'Australopithecus aveva un rapporto piuttosto alto, quindi vuol dire che mangiava piante, non carne.



Nella seconda parte della conferenza, Consiglio ha esaminato gli adattamenti della nostra specie. Gli adattamenti più interessanti dell’uomo sono quelli relativi ai denti. Noi abbiamo un'arcata dentaria ampia e parabolica e i denti sono sotto al cranio, non davanti, come in un cane o anche in un babbuino. In altre parole abbiamo la faccia piatta, non abbiamo un muso che sporge. Questo è un adattamento a mangiare cibi duri perché rende più efficace lo sforzo per triturare il cibo, che sarebbe molto meno efficace se la mandibola e la mascella fossero lunghe. Tutti gli Australopiteci possiedono piccoli incisivi che contrastano con i grandi molari. Dovevano quindi essere prevalentemente folivori. L'uomo ha lo smalto più spesso di tutte le scimmie antropomorfe. Questa è un'altra indicazione sulla sua dieta originaria a base di cibi duri, come semi.



Altri adattamenti alimentari dell'uomo sono la forma del capo, l'articolazione della mandibola, la riduzione della lunghezza della superficie dell'intestino, la forma del colon e i cuscinetti di grasso sul sedere. L'intestino dell'uomo non è assolutamente un intestino da animale carnivoro. Poi abbiamo il pollice opponibile. La mano di uno scimpanzé, invece, ha un pollice piccolissimo. Secondo alcuni autori il pollice opponibile serviva per raccogliere i semi sparsi che cadevano sul terreno e che l'antenato raccoglieva uno per uno. Un altro adattamento interessante riguarda il sedere, perché questo antenato, per raccogliere i semi da in terra, doveva sedersi in terra e passare gran parte della sua esistenza seduto, e per far questo gli serviva avere dei cuscinetti di grasso sul sedere abbastanza sviluppati. Questi cuscinetti si sono conservati anche in Homo Sapiens.



L'uomo conserva una quantità di adattamenti che fanno parte della sua storia evolutiva e di questi adattamenti la maggior parte si riferiscono al fatto di essere stato un granivoro, e di mangiare quindi semi che sono degli elementi piccoli e duri.