Prende il via venerdì 5 maggio alle ore 21,00 il quinto ciclo di conferenze "Animali e Umani" presso il museo "C'era una volta" di Alessandria, in piazza della Gambarina. L'argomento della prima serata è "L'educazione antispecista: una nuova sfida pedagogica", con l'associazione Zona Franca di Modena, rappresentata dalla sua presidente Francesca Sorcinelli e da Elisabetta Coruzzi, socio fondatore.

Zona Franca è un'associazione senza fini di lucro formata da un'equipe di pedagogisti, educatori professionali, storici, maestri d'arte, impegnata nello sviluppo di progetti culturali e strategie pedagogico educative atti alla decostruzione di atteggiamenti razzisti, etnocentrici, antropocentrici e specisti, nello studio e divulgazione delle implicazioni psicopedagogiche dell'interazione uomo animale.

L'educazione antispecista: una nuova sfida pedagogica

L'animale non umano è una creatura ambigua. Non è uomo, non è cosa. Forse è analogo come sostengono alcuni, una creatura di mezzo, che mal si presta a tassonomie umane: animale come materiale di ridefinizione simbolica, animale come surrogato dell'uomo, animale come oggetto, animale come alterità.

L'incontro con questa forma particolare di essere vivente è inevitabile per l'essere umano, come inevitabile risulta interrogarsi intorno a esso, tanto da dover mettere in conto di non poter parlare di uomo senza cercare di dare una fondazione epistemologica sul perché l'uomo interagisca col mondo animale, tanto da poter affermare che non è possibile interpretare l'identità umana al di fuori delle relazioni con l'alterità animale. Ma se da una parte la conoscenza umana odierna si arricchisce di tali rivoluzionarie prospettive zooantropologiche, dall'altra, idee tradizionali sulla natura dell'uomo e i suoi rapporti con l'ambiente, continuano a essere tra le cause più profonde di disordini ambientali e sociali.
 
Una concezione baconiana di dominio e di controllo della natura o una concezione cartesiana di netta divisione tra anima (res cogitans) e materia (res extensa) influenza ancora pesantemente il paradigma culturale della nostra epoca. Secondo Heisemberg: "Tale divisione è entrata profondamente nella mente umana e ci vorrà molto tempo perché possa essere sostituita da un atteggiamento veramente diverso nei riguardi del problema della realtà".

Il passaggio da una concezione analitica a una olistica-biocentrica è per forza di cose legato al rifiuto dell'antropocentrismo che pretende di tracciare un fossato tra l'uomo e il resto del tessuto cosmico. Questa frattura influenza il nostro modo di approcciare il vivente, in particolare elidendo l'ambito interattivo e relazionale ed enfatizzando l'aspetto di singolarità e di interdipendenza.

Un cambiamento paradigmatico si traduce in pratica in una ricollocazione dell'uomo e in una rivisitazione dei processi biologici. In questo contesto un ruolo fondamentale è attribuibile alla pedagogia, essa infatti è direttamente chiamata in causa per formare questo uomo nuovo che sia in grado di rispondere alle nuove grandi sfide del futuro, riallacciare un patto con l'insieme dell'universo vivente. Del resto, la pedagogia si colloca come anello di congiunzione tra passato e futuro, è anamnesi della formazione di ieri e terapia educativa per il domani.

Solo attraverso una rivisitazione dei processi educativi noi possiamo comprendere appieno l'uomo di oggi, il suo stile di vita, il complesso valoriale, la sua elasticità mentale, e nello stesso tempo progettare le coordinate per una variazione di rotta che si sposi con le problematiche di attualità. Per fare questo è necessario partire proprio da considerazioni di contesto, ovvero riportare il dibattito all'interno della sua sfera epocale.

L'epoca della Rivoluzione Zooantropologica che individua nel modello antropocentrico la matrice educativa su cui si innestano tutti i modelli discriminatori, dal razzismo allo specismo, richiamando la pedagogia a un ruolo militante di smascheramento del modello discriminatore specista al pari di quello razzista, etnocentrico e xenofobo. L'epoca di una pedagogia antispecista (o pedagogia dell'animalità) come "pass" privilegiato di transito nella coscienza umana.