Un pubblico numeroso, quasi esclusivamente composto da attivisti, alcuni venuti da molto lontano appositamente per vedere il film presso il Museo Etnografico "C'era una volta" di Alessandria. Il film ha offerto lo spunto per alcune riflessioni a fine proiezione.



Per cominciare, la serata del 10 dicembre, Giornata Internazionale dei diritti animali, è stata pubblicizzata in vari modi: con affissione di manifesti e locandine, con diffusione di volantini (anche nella buca delle lettere), con un banchetto informativo l'8 dicembre, sui social network, sulla mailing-list locale, regionale e nazionale di AgireOra. Anche sulla carta stampata: il quotidiano di Alessandria, IL PICCOLO, ha dedicato quasi mezza pagina all'evento.



Si tratta di un film del 2014, di Eri Daniel Erlich, ambientato in Israele dove negli ultimi anni, grazie alla divulgazione di Gary Yourofsky (attivista e divulgatore vegan statunitense) molto conosciuto in Israele, e unito al fatto che molti personaggi pubblici israeliani sono diventati vegan, si è sviluppato un forte movimento per i diritti animali. Il film è risultato vincitore al DocAviv Film Festival (2014) e ha ottenuto la Menzione Speciale della Giuria nella sezione Concorso Documentari Internazionali del 18° Festival CinemAmbiente di Torino (2015).

Il film è stato presentato da Massimo, autore, tra l'altro, della sottotitolazione in italiano, dato che il film era disponibile solo in lingua originale (ebraico) sottotitolato in inglese e spagnolo.



All'inizio doveva trattarsi di un documentario sul trattamento degli animali, ma considerata la difficoltà di mostrare certe immagini al pubblico e il fatto che in rete si trovano già molte investigazioni negli allevamenti e altri film che mostrano questa realtà, gli autori hanno optato per un approccio completamente nuovo e originale, quello dalla prospettiva di un attivista, Ohad, un ragazzo di 32 anni che dedica con passione la vita alla causa animalista.

Ohad è un attivista a 360 gradi: partecipa ad azioni dirette di liberazione animale, entra nei macelli e negli allevamenti con la telecamera per documentare ciò che vi accade dentro, fa informazione per strada, partecipa a flash-mob dal forte impatto emotivo e mostra a tavola ai propri famigliari che si possono mantenere le tradizioni culinarie mangiando vegan.

È anche la storia di un conflitto interiore che vive Ohad tra il suo attivismo e la sua famiglia che non ha accettato la sua adesione alla lotta animalista; e ovviamente Ohad non ha accettato lo stile di vita carnista dei propri famigliari. Ohad vive per molti anni lontano dalla famiglia, e quando finalmente il sogno di riunione, di entrambe le parti, sta per realizzarsi, Ohad pone una condizione: i propri cari devono conoscere il suo mondo. La condizione include la ripresa di tutti i suoi incontri con la cinepresa portata in spalla dal regista.

Il film è adatto a un pubblico eterogeneo e offre molti spunti di riflessione. Intanto è interessante, per gli attivisti, vedersi anche un po' riflessi nelle azioni del protagonista. Un vedersi dal di fuori ci fa capire anche "come" siamo visti dalla gente e rimanda a una riflessione sull'efficacia delle nostre azioni. Lo spettatore non animalista può riconoscersi nella famiglia di Ohad, e sentirsi ugualmente coinvolto nelle discussioni.

Alla fine della proiezione è seguito un dibattito tra i presenti in sala. Ohad esige che la propria famiglia viva in modo più etico rinunciando a mangiare carne, latte, uova. Il padre considera la lotta per la liberazione animale come una lotta contro i mulini a vento. Secondo il padre "La Legge viene prima di tutto" perché "senza leggi non esiste la società". Molte persone preferiscono delegare altri o la società o la legge, il decidere per sé stesse e si mettono così a posto la coscienza. Altri, come nel caso di Ohad, riescono a guardare oltre, agiscono anche violando convenzioni e norme imposte, al fine di salvare vite, rischiando per sé stessi.

Qual'è la strategia migliore? La risposta è: dipende. Dipende dalla situazione e dalle persone con cui si ha a che fare. In un passaggio del film, il fratello di Ohad si sente minacciato dalle critiche di Ohad. Dice sì di mangiare meno carne, ma non per merito di Ohad, ma perché si è documentato da solo su Internet (ma lo avrebbe fatto se Ohad non avesse posto la questione?). Nella stessa famiglia la madre inizia un percorso che la porterà a diventare vegan. Lo stesso approccio può avere risultati differenti perfino sui membri della stessa famiglia.

Cercare semplicemente di spiegare come stanno le cose. Creare consapevolezza senza aggredire. Evitare di generare una reazione uguale e contraria che renderebbe più difficile ogni apertura e più difficile il compito ad altri. Non sempre è facile. Nel film, il fratello di Ohad reagisce in malo modo. Con alcuni forse non c'è nulla da fare. Ohad utilizza tutti i mezzi a sua disposizione. Mostra alla gente e ai famigliari le sue investigazioni. Commenta quelle immagini, invita a fare il collegamento tra la bistecca, la tazza di latte, la frittata di uova e l'essere vivente sfruttato e ammazzato da cui provengono. Porta i propri genitori a visitare un allevamento dove ci sono i figli delle mucche "da latte", li invita a "sentire" empaticamente quegli animali.

Un'ultima riflessione riguarda l'importanza di non sentirsi isolati nel fare attivismo. È importante la condivisione, avere persone accanto con cui poter condividere la propria lotta.



Ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato (in tutto c'erano 36 spettatori, esclusi noi volontari) soprattutto chi ha fatto molti chilometri nonostante la nebbia. Per tutti gli altri che avrebbero voluto partecipare ma non sono riusciti, il film è visionabile sul sito ufficiale:

http://www.ohad-doc.com/italiano

Gli autori del film, Ohad compreso, ora sostengono una ricerca nel campo della carne in coltura dichiarata 100% cruelty-free, ritenendo che l'attivismo vegan da solo non sia sufficiente per estinguere lo sfruttamento animale in un tempo ragionevole. Si tratta di una questione ancora aperta e controversa. Come dichiarato dallo stesso Daniel, da noi interpellato dopo alcuni mesi dal lancio della campagna di crowdfunding, la comunità vegan si è spaccata in pro e contro la carne in coltura.

Su nostra richiesta la versione sottotitolata in italiano non sosterrà questo tipo di ricerca, ma il progetto Gary-TV.com, proposto dallo stesso Daniel: una organizzazione non profit, con sede in Israele, specializzata nell'editing, nella traduzione e distribuzione di video sui social network. L'organizzazione è stata fondata nel 2011, quando due dei suoi fondatori hanno cominciato a diffondere il video del famoso discorso di Gary Yourofsky in Israele (da qui il nome dell'organizzazione). Un discorso che ha trasformato Israele e portato il veganismo al mainstream. I volontari lavorano nella diffusione del veganismo attraverso i social network utilizzando i materiali più efficaci che si possono trovare. Questo lavoro ha avuto molto successo in Israele negli ultimi anni, più che in qualsiasi altro paese nel mondo.

https://www.facebook.com/pg/garytvcom/about/