In Alessandria è da poco terminata la campagna a manifesti "Gli allevamenti PESANO sulla Terra - Meno carne, meno effetto serra", ma già dal 3 novembre abbiamo notato alcuni manifesti strappati, probabilmente intenzionalmente.
Forse la spiegazione è da ricercare nella preoccupazione da parte degli allevatori che la gente conosca il reale impatto sull'ambiente della loro attività. Sul giornale IL PICCOLO è proprio di oggi la lettera di un lettore difensore degli allevamenti e del consumo di carne di cui riportiamo integralmente il testo qui sotto, che dimostra quanto il mondo dell'allevamento (oppure solo di questo signore) sia poco informato sulla questione.
Ci teniamo a precisare che i dati riportati sul manifesto provengono da ricerche effettuate da organizzazioni come la FAO, non invenzione di ambientalisti vegetariani definiti "beceri". Il punto è che non è intrinsecamente possibile una produzione di "prodotti di origine animale" che sia rispettosa dell'ambiente, né tanto meno degli animali, aggiungiamo noi, che prima o poi finiranno tutti ammazzati al macello, ma questo forse sarebbe un discorso troppo avanzato per alcuni da comprendere, per chi considera gli animali come delle macchine da sfruttare per produrre qualcosa e infine da rottamare. Segue il testo della lettera.
In questi giorni ho notato con sconcerto la città di Alessandria tappezzata di manifesti che denunciano come la produzione e, quindi, il consumo alimentare di carne siano la causa grave dell'inquinamento del pianeta. Sono nato e cresciuto in un ambiente dove l'agricoltura e l'allevamento del bestiame sono una religione, la mia famiglia lavora e vende carne da sempre. Per questo ho pensato che la mia irritazione fosse comune a tanti altri e mi sono convinto che subito le organizzazioni di categoria del settore agricolo-zootecnico si sarebbero attivate per dare una risposta coerente a questa iniziativa che, seppur legittima, affonda le sue radici in un certo assolutismo ambientale. Ho atteso invano... Sostenere che l'allevamento del bestiame è una delle, o la più grave, forma di inquinamento e che il consumo di alimenti di origine animale è un contributo al degrado dell'ambiente mi sembra un'affermazione grave, al limite del crimine. È il vecchio valore di un ambientalismo becero: l'uomo al servizio dell'ambiente, ad ogni costo e contro il buon senso. Non c'è mai la ricerca dell'equilibrio tra uomo e creato. Nelle iniziative come quella che ho illustrato in apertura non esiste la volontà di dare corrette informazioni che consentano a tutti i cittadini di comportarsi, quotidianamente ognuno nel suo piccolo, come consumatori consapevoli della necessità di preservare l'ambiente che ci è stato concesso in uso. Invece di puntare su un consumo che premi la produzione rispettosa dell'ecosistema e che quindi ci indirizzi a tipi e qualità di carne che ci conservino in salute, frutto di una produzione il più possibile naturale e organica, invitiamo la gente a non mangiare un intero gruppo di alimenti che, per altro, nutrono l'uomo da sempre e sono gli unici a fornire i componenti essenziali, strutturali del corpo umano con una qualità biologica assoluta. Non diciamo: "Basta con filetto e vitello assolutamente magri e con i colori delle foto patinate dei cataloghi, frutto di tecniche di allevamento ipercompresse e e tecnologiche e quindi poco naturali". Diciamo: "Non mangiate più carne che risanerete il mondo dall'inquinamento". La natura ha i suoi cicli: l'acqua, il terreno, i vegetali e gli animali hanno il loro ruolo all'interno di meccanismi naturali. L'uomo deve solo rispettare questi cicli. Deve governare la sua attività affinché l'ambiente sia di servizio all'umanità ma non schiavo e degradato da questa. La produzione di carne inquinante come le raffinerie o l'industria chimica? Questo attacco sconsiderato all'allevamento e alla produzione agroalimentare può provocare un grave contraccolpo occupazionale ed economico. Ma se si chiude uno stabilimento petrolchimico, ci sono i sindacati che tutelano i lavoratori. Se chiudono allevamenti e negozi di alimentari, sembra non interessi a nessuno. M. B.