Riportiamo la lettera di un nostro volontario pubblicata su IL PICCOLO di oggi in risposta a un articolo pubblicato sullo stesso giornale che osannava la Fiera del bue grasso di Nizza Monferrato come una "festa". Invitiamo gli amanti e i difensori degli animali a esprimere sempre la propria opinione in difesa degli animali sui giornali, dato che gli animali non possono farlo.

Spettabile direttore, in riferimento all'articolo a pagina 48 di venerdì 10 dicembre, riguardo la Fiera del bue grasso a Nizza Monferrato, volevo esprimere la mia opinione. L'articolista si è dimenticato di sottolineare come queste "feste" siano tutt'altro che quello spettacolo che egli ha tanto enfatizzato. Gli animali sono i nostri schiavi e sono esibiti in catene come lo erano gli schiavi (umani), ma di questi schiavi noi ci cibiamo. L'articolista non menziona la "morte" a cui questi schiavi sono destinati, come se questa non fosse abbastanza "folcloristica" da essere descritta. Ha mai egli assistito alla macellazione di uno di questi animali? Ne capirebbe l'orrore e quanto sangue vi sia invece dietro queste "mostre". Ma se una tale sensibilità può sembrare a molti incomprensibile, mi chiedo come invece non abbia menzionato l'articolista il dibattito che oggi avviene intorno agli allevamenti. La Fao stima che la zootecnia contribuisce per il 18% al riscaldamento del pianeta: più di tutti i trasporti messi assieme. Secondo il Wwi questa percentuale va oltre il 50%. Un miliardo di persone vive sotto la soglia di povertà e qui si continua ad alimentare animali da allevamento con tonnellate di cereali per ottenere 1/8, 1/15esimo di cibo rispetto a quello che si è fornito. Secondo Olivier De Shutter, responsabile Onu per il diritto al cibo, si potrebbero liberare 400 milioni di tonnellate di cereali adatti al consumo umano per soddisfare il fabbisogno calorico di 1,2 miliardi di persone, semplicemente riducendo i consumi di carne e derivati. Il genere umano sta diventando sempre più numeroso e quello che all'articolista è sembrata una "festa folcloristica" oggi è più che mai ritenuta causa di deforestazione, impoverimento e inquinamento del suolo, diminuzione delle biodiversità, spreco di acqua e risorse energetiche, nonché di denaro pubblico tramite finanziamenti; e poi ancora causa di patologie quali obesità, colesterolo, ipertensione e diabete, e dell'utilizzo massiccio di fertilizzanti ed antibiotici. Come ho detto al sindaco del mio paese: vorrei che si convertissero queste manifestazioni in qualcosa di più utile e sostenibile per le generazioni future.

Rolando Ital - Nizza Monferrato