Si sono svolte ad Alessandria nella centralissima Corso Roma, da dicembre, in pieno periodo natalizio, a gennaio, tre iniziative di sensibilizzazione contro le pellicce e gli inserti di pelliccia che spesso vediamo adornare cappucci e polsini di giubbotti e accessori vari, una vanità per chi li indossa che nasconde una atroce sofferenza per gli animali allevati e uccisi per strappare loro la pelliccia.
Dapprima il 13 e il 27 dicembre, due banchetti informativi con annessa una mostra fotografica su come sono catturati, allevati e infine uccisi gli animali "da pelliccia", il confronto tra una pelliccia vera di visone (regalata da una impellicciata "pentita") e una di tipo ecologico o cruelty-free, e l'invito a fare il collegamento tra quella vera e gli animali ammazzati per produrla.
Infine, il 17 gennaio, una toccante esposizione di foto in grande formato (da 50x70 cm) stampati su cartelloni tenuti ciascuno da un volontario in fila con gli altri. Le foto riguardavano volpi, procioni, visoni, lupi, ecc. che fissano il passante da dietro le sbarre, in attesa di morire per la moda e la vanità. Le foto provenivano da investigazioni all'interno degli allevamenti di animali da pelliccia in Italia e all'estero.
L'iniziativa è servita anche a raccogliere firme su una petizione popolare promossa da VisoniLiberi.org. In un solo pomeriggio sono state raccolte circa 600 firme e inviate poi all'associazione Essere Animali, da presentare a Roma, in aggiunta alle oltre 70.000 già raccolte dalla stessa associazione in tutta Italia. Capannelli di gente in coda in attesa di contribuire alla causa è segno che anche in Italia certe pratiche sono ormai considerate barbare e senza senso.
La petizione chiede che la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e la Commissione Sanità del Senato, valutino rapidamente e con la dovuta attenzione la proposta di legge (C288 per la Camera e Atto S62 per il Senato) per il divieto di allevamento di animali da pelliccia, proponendone quanto prima la calendarizzazione.