L'annuale caccia di selezione ai caprioli ormai non fa più notizia... A questa si aggiunge il piano per l'eradicazione della nutria entro il 2021. Di quest'anno un piano per l'eradicazione della minilepre entro il 2023. Di questi giorni la notizia che la Regione ha autorizzato l'abbattimento di 4418 cinghiali, di cui 1500 nelle zone dell'ovadese e acquese, novese e tortonese. Sono state autorizzate battute che potranno proseguire ininterrottamente fino a marzo 2020!  Regione e Provincia non sanno far altro che armare le doppiette.

I danni ai raccolti sono un problema, ma gli abbattimenti non sono la soluzione. Vediamo intanto di chi sono le vere responsabilità: il cinghiale che causa danni alle coltivazioni, molto più grande e prolifico della specie che era originariamente presente in poche e ristrette zone in Italia, è discendente di quelli introdotti nel territorio dai cacciatori a partire dagli anni sessanta. Successivamente il ripopolamento a scopo venatorio è stato vietato, ma si registrano comunque casi di ripopolamenti abusivi.

Negli ultimi 5-10 anni la popolazione di cinghiali è arrivata a un numero ritenuto "troppo elevato" (secondo parametri esclusivamente umani), ma in natura la popolazione di fauna selvatica si regolerebbe da sola in un sistema che prevede un numero di nascite congruo rispetto alle risorse disponibili in termini di cibo, prede e predatori. L'intervento dell'uomo però sconvolge gli equilibri naturali. A prescindere dal fatto che riteniamo sbagliato uccidere gli animali perché hanno lo stesso identico diritto di vivere e appartenere a questa terra quanto l'abbiamo noi esseri umani, numerose ricerche scientifiche provano che la caccia non solo è inutile al contenimento della specie, ma è pure dannosa.

Sembrerebbe intuitivamente che gli abbattimenti siano utili alla riduzione del numero di cinghiali e dell'entità dei danni ma invece è vero il contrario: in quasi tutta Europa il numero di cinghiali e l'entità dei danni aumenta, nonostante gli abbattimenti, mentre vi sono popolazioni di cinghiali non cacciate o poco cacciate, che restano stabili e fanno pochi danni. L'apparente paradosso si spiega con la struttura sociale del cinghiale in gruppi di femmine tra le quali vi è sincronizzazione dell'estro e del parto che avviene una volta l'anno. La caccia rompe questo meccanismo causando parti due volte l'anno e anticipando l'età del primo parto. Altri studiosi osservano che la caccia causa un aumento della mobilità dei cinghiali (per sfuggire alla caccia stessa) e quindi un aumento dei danni.

Ammazzare cinghiali farebbe in modo che la specie non entri più in un campo coltivato? Ovvio che no! Senza barriere, qualunque altro animale non ucciso può entrare nel campo a nutrirsi. Secondo l'ISPRA: "La recinzione elettrificata della coltivazione è ad oggi il metodo più diffuso ed efficiente di prevenzione dai danni da ungulati. Sono particolarmente adatte per prevenire i danni alle coltivazioni causati dal cinghiale, più che per le altre specie, a condizione di rispettare alcuni accorgimenti circa la scelta dei materiali e la manutenzione degli impianti". Un altro sistema efficace sono i dissuasori acustici a ultrasuoni. Ce ne sono che emettono suoni sempre diversi, così l'animale non si abitua e si allontana sempre. Sono già stati usati con successo in Toscana a protezione di vigneti pregiati in territori in cui non si voleva alterare il paesaggio con recinzioni elettriche.

Per maggiori informazioni:
www.emergenzacinghiali.org