Come gli scorsi anni, dal 16 agosto i cacciatori hanno iniziato a sparare ai maschi di capriolo. In piena stagione turistica e con la copertura forestale, sarà messa a rischio anche la sicurezza di gitanti, agricoltori, ignari cittadini. La Regione Piemonte ha avviato un piano per l'abbattimento degli ungulati di cui solo i caprioli ammontano a quasi cinquemila unità. Seguono alcune considerazioni sull'inutilità di questi piani di abbattimento.

I cacciatori e i tecnici vicini all'ambiente venatorio giustificano l'abbattimento dei caprioli e degli altri ungulati (mufloni, cervi, daini, camosci, cinghiali) con la necessità di contenere i danni all'agricoltura, ridurre gli incidenti stradali, mantenere le popolazioni selvatiche a densità compatibili con l'ambiente che li ospita e prevenire la diffusione di zoonosi. Alcune testate giornalistiche hanno raccolto e diffuso queste tesi false e fuorvianti che costituiscono unicamente un pretesto per legittimare in qualche modo un'attività sadica, inutile, dannosa e pericolosa la cui vera finalità è tagliare la testa degli animali per appenderla in salotto e mettere il resto in padella.
 
La caccia non serve come strumento per contenere i danni all'agricoltura.
È falsa e fuorviante la tesi che le popolazioni animali aumentino numericamente all'infinito e sia perciò necessario contenerne il numero per evitare apocalittiche "invasioni". Le popolazioni animali aumentano il loro numero non all'infinito, ma fino alla "capacità portante" di un territorio poi si stabilizzano e fluttuano negli anni secondo le modificazioni climatiche e ambientali. La caccia si limita a mantenere queste popolazioni al di sotto della capacità portante. La riduzione dei danni è irrisoria perché le perdite vengono subito reintegrate. Molto più utile sarebbe incentivare la difesa passiva delle colture e la rotazione con quelle meno appetibili dagli animali, oltre che a rimborsare in modo equo e rapido i reali danni accertati. L'entità di molti danni è enfatizzata.
 
La caccia è causa di aumento degli incidenti stradali
Gli animali selvatici di grosse dimensioni come gli ungulati quando attraversano le vie di comunicazione possono essere responsabili di incidenti stradali. Caprioli e cinghiali sono le più frequenti vittime di questi incidenti. La caccia è causa di aumento degli incidenti perché costringe la fauna selvatica a spostarsi anche durante le ore diurne e, pressata e terrorizzata, viene indotta ad attraversare le strade. Diversi studi, tra i quali uno della Provincia di Cuneo, dimostrano che gli incidenti stradali aumentano durante la stagione venatoria per l'attività "diffusiva" dei cacciatori. Devono essere meglio protette le strade che attraversano le aree naturali, realizzati attraversamenti per gli animali come si sta facendo in molti paesi europei, ridurre la velocità dei mezzi circolanti.
 
La caccia non serve alla foresta
Si pensa che i cervi e i caprioli se non sottoposti ad abbattimenti possono aumentare di numero fino al punto di impedire il rinnovamento delle foreste e quindi distruggerle, ma ciò non è vero. Non si conosce nessun caso in cui il brucamento degli ungulati abbia causato la distruzione di una foresta. Tutt'al più essi possono causare la sostituzione di una specie di albero con un'altra (ad esempio l'abete rosso al posto dell'abete bianco): ciò che in ecologia si chiama successione ecologica.
 
La caccia non può sostituire la selezione naturale
Alcuni ritengono che il cacciatore possa sostituire i predatori naturali che ormai non ci sono più. Ma non c'è alcun bisogno di sostituire i predatori naturali perché essi, almeno per gli animali oggetto di caccia in Europa centro-meridionale, non sono la principale causa di morte e non limitano quindi le popolazioni delle loro prede. Queste sono invece limitate dalle risorse disponibili. È vero anzi il contrario: il numero dei predatori è limitato dal numero di prede disponibili. Inoltre i predatori naturali scelgono le prede più deboli o malate e quindi svolgono un'azione di "pulizia", mentre i cacciatori non sono in grado di riconoscere la preda più debole quando non scelgono deliberatamente quella più vigorosa e con il più bel trofeo.
 
La caccia non serve a prevenire le malattie degli animali
Le zoonosi compaiono periodicamente, ma non colpiscono tutti i soggetti della specie. È assurdo uccidere gli animali preventivamente, casomai si potranno sopprimere quelli che dovessero ammalarsi gravemente e non essere più recuperabili. Inoltre le zoonosi dopo aver colpito un certo numero di animali regrediscono spontaneamente, sia che si proceda ad abbattimenti, sia in caso contrario.

Prof. Carlo Consiglio
già Docente di Zoologia all'Università "La Sapienza" di Roma.
Presidente della LAC Lega per l'abolizione della caccia.